Nella semplicità della natura si cela una delle forme più sottili e potenti di guarigione, la floriterapia del Dr Edward Bach. Spesso descritta come una medicina dolce, questa pratica affonda le sue radici non solo nella botanica e nella psicologia, ma anche in un sapere più antico e sottile, di magica natura. In questo articolo vogliamo guardare ai Fiori di Bach non solo come rimedi per l’equilibrio emotivo, ma come veri e propri veicoli di coscienza, collegati alle energie archetipiche della natura, ai cicli solari e alle acque purificatrici del mondo.

Edward Bach non era un semplice medico. Era un ricercatore dell’anima. Considerava la malattia come il risultato di una disarmonia delle emozioni ed una disconnessione dal proprio scopo più profondo. I fiori, per Bach, erano messaggeri spirituali, portatori di qualità luminose in grado di risvegliare dentro di noi le virtù latenti come il coraggio, la fiducia e la chiarezza. Il processo di produzione dei suoi rimedi floreali non è solo scientifico ma si propone come un vero e proprio rituale. Sono due i principali metodi di estrazione dell’energia dei fiori.
Nel primo, la solarizzazione, i fiori freschi vengono immersi in acqua pura di sorgente e lasciati galleggiare in una ciotola di vetro esposta al sole per diverse ore. Il sole non è solo una fonte di calore, è il principio energetico e spirituale, la cui forza attiva e trasmette il potenziamento del fiore all’acqua. Quest’ultima, in quanto elemento ricettivo, assorbe questa vibrazione come un calice assorbe la luce. Questo processo ricorda le antiche pratiche alchemiche, in cui la luce solare veniva usata per sublimare la materia e renderla veicolo di trasformazione interiore.
Il secondo metodo, quello della bollitura utilizzato per i rimedi più legnosi e resistenti, prevede l’ebollizione lenta in acqua di sorgente. Il fuoco qui diventa agente di purificazione e liberazione. Attraverso il calore, l’essenza spirituale della pianta viene estratta con un’energia più densa, più terrestre, quasi sciamanica. È come se il fiore, passando per la prova del fuoco, consegnasse il proprio insegnamento agli strati più profondi del nostro essere.
L’acqua pura è più di un semplice solvente. È memoria liquida. La sua capacità di registrare l’informazione vibrazionale dei fiori la rende il mezzo perfetto per trasmettere l’energia sottile di ciascun rimedio.
Nella tradizione esoterica, l’acqua è il ponte tra i mondi, tra materia e spirito, tra visibile e invisibile. Nei Fiori di Bach, essa diventa matrice di consapevolezza.
Ogni fiore utilizzato da Bach è associato ad una frequenza emozionale, ma anche ad un archetipo energetico. Per esempio, Star of Bethlehem, guaritore delle ferite profonde dell’anima, è riconducibile alla stella, alla luce divina che guida e consola.
Walnut, è il fiore del passaggio, del confine, custode del cambiamento e protettore dell’aura. Rock Rose, archetipo del coraggio eroico, è la forza dell’Anima che affronta la paura con il cuore aperto. Ogni essenza, in questo senso, è una chiave sottile che apre porte interiori, dissolve blocchi energetici e ristabilisce il flusso della nostra vera identità spirituale.
Lo stock bottle, il flacone madre, è la concentrazione dell’essenza vibrazionale ottenuta dalla solarizzazione o bollitura. Questa viene stabilizzata con brandy biologico, che funge da conservante ma anche, secondo alcune letture più spirituali, da guardiano della vibrazione, proprio come gli spiriti vegetali per le antiche tinture erboristiche. Ogni goccia contiene la traccia energetica originale del fiore, mantenuta viva nel tempo come un sigillo sacro.
Guardata da questa prospettiva, la floriterapia di Bach non è semplicemente una pratica terapeutica, ma una via iniziatica. I fiori diventano alleati spirituali, strumenti per riconnetterci con il nostro Sé più autentico. Utilizzare i rimedi floreali consapevolmente, con rispetto e ascolto, è un gesto di apertura verso un linguaggio più ampio quello della Natura, dell’energia spirituale e dell’invisibile. I fiori ci ricordano chi siamo, e ci accompagnano con gentilezza nel viaggio per tornare ad esserlo.
di Alessia Mattioli
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